Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse:
«Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!
Questi è colui del quale dicevo: "Dopo di me viene un uomo che mi ha
preceduto, perché egli era prima di me”»
(Giovanni 1,29-30)

 

Cari fratelli e care sorelle,

uno dei personaggi classici nel cammino dell’Avvento e quindi verso il Natale è senza dubbio Giovanni il Battista. Lo incontriamo in realtà quando sia lui che Gesù sono uomini adulti, all’inizio del loro ministero. Non so voi, ma ricordo perfettamente l’anno in cui ho preso la patente di guida. 

Ero alla fine degli studi del liceo, con molti pensieri e cose da studiare in vista dell’esame di maturità, a cui si aggiungevano tutte quelle norme e quei cartelli stradali da imparare a memoria. Poi i cartelli stradali diventano familiari, li riconosci senza pensarci più, anche perché in fondo un cartello stradale è molto semplice: deve farsi capire da molti, anche da chi non sa leggere o non parla la nostra lingua, ci indica una direzione o un senso di marcia, e quando abbiamo ricevuto l’informazione il suo compito è finito, possiamo infatti sorpassarlo e arrivare alla nostra destinazione. Giovanni “il battezzatore” assomiglia molto ad un cartello stradale. Ci appare come il testimone per eccellenza: egli vede Gesù che avanza verso di lui, che gli cammina incontro, e qui succede qualcosa di straordinario: il verbo “vedere” usato in greco dall’evangelista è quello del vedere con gli occhi della fede: “Ecco l’agnello di Dio... colui che toglie il peccato dal mondo... che battezza con lo Spirito Santo... il Figlio di Dio”. Tutto questo sembra dircelo con forza e chiarezza; ma altrettanto chiaramente il battista ammette due volte che “non lo conosceva”; lo aspettava condividendo l’attesa del popolo eletto, ne preparava la strada col battesimo e l’invito al ravvedimento, ma non aveva ancora compiuto il passo decisivo dentro di sé del riconoscere in Gesù il Cristo che doveva venire nel mondo. Il battista fa un cammino di fede, di riconoscimento: vede, intuisce, si lascia illuminare dalla voce di Colui che lo aveva inviato a battezzare, fino a quando dentro di sé non scatta il riconoscimento del messia.

Il gesto centrale di questo passaggio ci viene da quell’ecco (v. 29) che Giovanni esclama nel vedere Gesù: un “ecco” che possiamo pensare accompagnato da un dito indice puntato verso Gesù, a indicarlo; proprio come fa un cartello stradale, che indica la meta, la direzione, l’oggetto cercato, e non sta lì a indicare se stesso. Molto tempo prima che fossero inventati gli odierni cartelli stradali, Matthias Grünewald dipinge la famosa Crocefissione per la pala d’altare di Issenheim, tra il 1512 e il 1516; un’immagine famosa perché il teologo Karl Barth ne possedeva una appesa nel suo studio. In questo mano tesa di Giovanni il battista che indica Gesù è riassunta l’essenza della nostra testimonianza di credenti e di cristiani: indicare al mondo Gesù Cristo come il senso dell’esistenza umana, il centro del cosmo e del mondo rinnovati dall’annuncio dell’Evangelo. E questo basta, questo è il cuore della nostra testimonianza. Indicare in Cristo il centro della nostra vita, del messaggio di Dio rivolto agli uomini e alle donne di buona volontà. Questo impegno di testimonianza è richiesto a noi come singoli, lì dove ci troviamo ogni giorno, ma è anche rivolto alle nostre chiese, le cui dita spesso indicano, un po’ a senso unico, i bilanci che vanno in negativo, le case e le chiese assolutamente da chiudere e quelle assolutamente da lasciare aperte. Anche le nostre chiese dovrebbero rinnovare la ratio, le ragioni profonde – e il cuore profondo - della loro testimonianza cristiana: indicare al mondo di oggi il Signore Gesù, come cartelli stradali chiari ma non banali, fermi ma non fossilizzati sul passato, autorevoli ma non autoritari, aperti al dialogo e al confronto. Le nostre chiese dovrebbero ricordare, come scrive un esegeta, che il centro della nostra missione non è ciò che facciamo noi, ma ciò che Dio fa per noi, e nella misura in cui viviamo questa esperienza possiamo comunicarla.

C’è un rischio, nell’ecumene cristiana, di distinguere e indicare a chi spetti maggiormente il compito della testimonianza. Si pensa ancora troppo spesso che debbano essere gli addetti ai lavori, i ministri, a dover testimoniare in prima linea, con la delega del resto della comunità cristiana. La Riforma ha ricordato invece con forza che nessuno è più sacerdote o consacrato o inviato degli altri, e che la testimonianza riguarda ogni battezzato e ogni battezzata. Se Giovanni il battista è un modello di testimonianza per tutti e per tutte, è anche vero che è possibile scorgere nel suo gesto un atteggiamento profondamente pastorale: quello di indicare il Signore Gesù ai fratelli e alle sorelle che incontriamo, con la chiarezza e l’umiltà di sapere che non siamo noi a dover indicare noi stessi, la nostra bravura, le nostre capacità. In questo il battista ha le idee chiare, infatti l’evangelista Giovanni gli mette sulle labbra avverbi di spazio e di tempo che indicano la sua giusta posizione rispetto a quella di Gesù: “dopo di me viene uno che mi ha preceduto, perché era prima di me” (v. 30). E un paio di capitoli più avanti dirà: “Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca” (Gv 3,30). Saper quindi indicare il Signore Gesù, saper aiutare a riconoscerlo nelle tappe della nostra vita, nelle predicazioni, nelle visite, nel confronto, nel dialogo, sapendo umilmente che altri potranno anche sorpassarci nel cammino della testimonianza, come noi sorpassiamo un cartello stradale che ci ha indicato la direzione; oppure accettando di fare insieme la strada, come un navigatore nell’automobile, una versione moderna di cartello stradale che parla, ci accompagna nel viaggio dall’inizio fino alla destinazione.

Il Signore ci aiuti allora a ripercorrere la nostra storia, il nostro cammino di fede, di conoscenza e di riconoscimento di Cristo che cammina verso di noi, nella nostra vita. Sicuramente ciascuno e ciascuna di noi custodisce verbi, parole e gesti di testimonianza ricevuta. Sicuramente abbiamo incontrato nella nostra vita tanti Giovanni il battista, tanti cartelli stradali importanti, ovvero persone e circostanze che ci hanno lasciato un segno, parlandoci di Dio. Per questo siamo grati a Dio, e possiamo farci anche noi, nel nostro piccolo, mani che indicano il Cristo come centro e culmine della vita. E così proseguire con gioia sulla nostra strada, lungo il viaggio della vita verso Dio, la meta finale, la destinazione più bella di tutte.

Amen. 

Stefano Giannatempo 

 

 

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