E la Parola è diventata carne ed ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. (Giovanni 1-14)

Care sorelle e cari fratelli,

qual è il vangelo di Natale, la buona notizia che ci attendiamo di udire in questi giorni? Ebbene, è proprio quello che leggiamo nel versetto di Giovanni scelto per la nostra riflessione.

Il prologo di Giovanni ci conduce nella dimensione originaria di Dio. E’ Dio che ci parla di sé, della sua vita all’inizio, in quel principio assoluto in cui non ha ancora creato il cielo e la terra. In principio Egli non è solo, non è solitudine divina, ma è relazione! Insomma Dio, prima che noi ci fossimo, già si relazionava al suo interno, nella sua interiorità. Egli ha parlato e la sua Parola è stata subito una parola d’amore e quella parola è stata chiamata a rispondergli come Figlio prediletto, Dio come il Padre, persona per mezzo della quale tutto è stato chiamato ad esistere e a condividere l’esisten- za stessa di Dio. Dio ci dischiude così la sua intimità, quello che accade in Lui. E’ veramente il massimo della confidenza. Se pensiamo alla nostra vita scopriamo che non a tutti riveliamo le no- stre relazioni più profonde, i nostri problemi e forse neppure l’esistenza delle persone che per noi sono importanti. Dio è l’Altissimo, l’Onnipotente, eppure ci parla e ci dice di sé. Potrebbe bastare, ma Egli ha deciso di fare di Più.

Quella Parola detta in eterno, quel Figlio generato in eterno diviene carne e viene ad abitare come uomo nella viva carne della storia, per un tempo, fra noi.
La Parola non si traveste da persona umana, ma diventa proprio una persona umana come noi. La Parola assume il nostro essere e lo assume non secondo un modello ideale di umanità, ma nella storia con tutte le sue contraddizioni, perché questo è la carne. Essere carnali significa essere storici, figli di Adamo, inclini alla tentazione del peccato, tenebrosi. Divenire carne significa che addosso alla Parola, al Figlio di Dio, troviamo anche le peggiori situazioni che gli esseri umani si trovano a sperimentare. E proprio in questo consiste l’Evangelo del Natale, la buona notizia dell’imminente cambiamento per noi. Dio rivelandosi non ci indica una meta impossibile, un modello irraggiungibile, ma assume lui, nel Figlio la nostra imperfezione e quella legge della carne che fa dire a Paolo: “il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio” (Rom 7,19). Egli assume la forma di servo, per essere compreso da chi vive in quella forma. Nell’Evangelo cristiano non è la carne a farsi Dio, ma è Dio che diviene carne e, proprio per questo, toglie via il peccato del mondo. Questo è il vero miracolo, rispetto al quale gli altri impallidiscono, questo è anche lo scandalo, perché l’Altissimo si abbassa fino alla croce del venerdì santo, dall’alto della quale parte il salto per il ritorno al Padre.
Questo è accaduto una volta nel tempo, non accade sempre, è stato un evento ben preciso in cui i cieli si sono aperti, l’impossibile si è manifestato e siamo stati inondati dalla grazia e dalla verità di Dio. Noi guardiamo a quell’evento come all’evento determinante della nostra vita e di tutta la storia. L’evento che dà senso a ciò che altrimenti non avrebbe senso.

Amen

Enrico Del Bianco

This website is hosted Green - checked by thegreenwebfoundation.org

I culti sono trasmessi in diretta sulla playlist "Culti e meditazioni" del nostro canale YouTube. Le dirette YouTube sono visibili anche sulla nostra pagina Facebook e su questo sito sotto "ARCHIVI/Registrazioni dei culti".

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.