Dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore

(Luca 12,34)
 
In tempi di crisi economica questa parola può suonare inappropriata. Infatti sembra che l’evangelista Luca stia parlando a persone che hanno beni in eccesso.
 
Nei versetti precedenti consiglia persino di vendere i beni e darli in elemosina. Questo consiglio evangelico è stato preso sul serio da molte persone nel corso della storia del cristianesimo: scelte di sobrietà, scelte di povertà che hanno riguardato quasi sempre gruppi minoritari, mentre la maggior parte dei cristiani ha al massimo gestito con responsabilità e il meno egoisticamente i suoi beni materiali. Non voglio assolutamente dire oggi a chi fra noi ha una situazione precaria o ansie per il futuro suo e della sua famiglia di sentirsi in colpa per la sua ansia perché il vangelo indica una scelta di povertà.
Voglio piuttosto far notare una serie di antitesi nel discorso di Luca. Egli contrappone la ricerca del sostentamento e l’ansia che ne consegue, al dono che Dio fa del suo regno; il tesoro materiale che può essere rubato o andare in fumo, al tesoro che non può essere distrutto. Dove è il tesoro là c’è anche il cuore. I pensieri, l’interesse, la mobilitazione della vita si indirizzano là dove tu ritieni ci siano le tue cose preziose, quelle che ti sei procurato con il lavoro di tanti anni e spesso con fatica. Luca scriveva a persone agiate. A queste persone ricorda continuamente la precarietà della vita del primo movimento di Gesù, persone che a causa del loro girare per la Palestina non avevano tesori terreni. Secondo Luca quelle persone incarnavano al meglio la priorità indicata dalla loro predicazione: il Regno che Dio dona e che non si conquista con la forza, il tesoro offerto da Dio che resta per sempre e non può essere distrutto. A persone agiate Luca consiglia di avvicinarsi a questa priorità del regno, condividendo le ricchezze con chi è nel bisogno. Rinunciare alla concentrazione sui propri beni per assaporare che la cosa più importante nella vita è ricevere in dono il Regno.
 
Ma se non si è agiati, anzi si fatica a quadrare i propri conti, se si deve lavorare tanto per mantenere lo stesso tenore di vita di prima, e se si è veramente poveri, che cosa dice il testo di Luca?
  
La parola è forse deludente: non temere piccolo gregge, Dio ti dona il Regno. Cioè Dio non vi lascia senza una prospettiva, senza un luogo, senza un contesto di vita. Non finite ai margini per Dio. Una delle cose più temibili è vivere schiacciati dalla preoccupazione materiale. La creatività, il pensiero, la gioia per il regno donato rischiano di spegnersi . Il testo per noi è un invito a ricordare la priorità di ogni cristiano: il regno donato. Il dono sempre presente al nostro cuore e alla nostra mente ci invita a continuare a pensare, a creare progetti e sogni al servizio del Regno.                                                               
                                                                                                                                  Erika Tomassone

 

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