Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio

Zaccaria 4,6

 

Care sorelle e cari fratelli,

 
tornati a Gerusalemme dall’esilio in Babilonia, gli ebrei erano felici, ma anche ben divisi sul da farsi. In particolare erano divisi sulla questione dell’opportunità di ricostruire il Tempio. E anche quando intraprendono la costruzione, c’è sempre qualcuno che scuote il capo e pensa che ne sta uscendo un edificio più piccolo, meno imponente rispetto al tempio di Salomone. Una piccola cosa, che impegna molto. Ma non è solo il tempio, è anche l’esistenza politica e religiosa del popolo che appare una piccola cosa rispetto ai tempi gloriosi del regno di Davide. Come farà questo popolo tartassato, diviso e sopravvissuto a portare luce agli altri popoli? Non era per questo che Dio aveva intrecciato la sua storia alla loro? E come mai oggi questa piccolezza, tutte queste difficoltà? Il rientro a Gerusalemme non poteva essere più facile?
 
Zaccaria ricorda che dietro ogni opera umana (dall’edilizia, all’impegno nella fede) c’è lo Spirito di Dio. Senza lo Spirito di Dio ogni impresa umana anche la più costosa o la meglio preparata, resta una piccola cosa. E’ lo Spirito di Dio a rendere grande e glorioso anche un modesto tentativo. 
 
A Pentecoste ricordiamo il dono dello Spirito santo fatto ai discepoli. Il risultato immediato è la capacità dei discepoli di far arrivare l’annuncio di Cristo nelle lingue dei vari popoli.
Ancora oggi, senza il dono dello Spirito Santo non esisterebbe la fede, la chiesa e ogni nostro impegno di annuncio cristiano. Quando valutiamo un anno ecclesiastico o programmiamo nuovi percorsi, ci concentriamo molto e giustamente sulla nostra impresa umana, proprio come ai tempi di Zaccaria ci si impegnava molto nella ricerca di soluzioni per la ricostruzione della vita del popolo della Giudea. Muratori, artigiani di vario tipo, ma anche maestri della Legge, sacerdoti. Una grande impresa per giunta discussa al suo interno per un risultato modesto; in ogni caso un’immagine pallida rispetto al “glorioso passato”.
 
Lo Spirito di Dio e non le strategie o gli appelli a fare di più, renderanno consistenti i nostri progetti. Certo noi possiamo agire con più forza nelle nostre imprese umane, con più determinazione e precisione, ma se non vogliamo credere che la chiesa sia semplicemente un’impresa religiosa umana, dobbiamo saper confidare nello Spirito santo.      
 
Lo Spirito santo fa giungere la parola di Dio nell’ascolto di letture tratte da antichi testi, delle parole della predicazione. Lo Spirito santo raccoglie noi così diversi in una comunione attorno alla Cena del Signore. Lo Spirito santo è la forza di Dio che converte le nostre vite.
                                                                                              
                                                                                                   Erika Tomassone

 

 

 

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