Il più grande sia tra di voi come il più piccolo
e chi governa come colui che serve.

(Luca 22,26)

 

Care sorelle e cari fratelli,

questa parola di Gesù ci offre innanzitutto un formidabile principio etico: non fondate il vostro comportamento sulla presunzione ma sulla modestia, non fondatelo sull'ambizione ma sull'umiltà, non sull'autorità ma sul servizio. Si tratta di un principio semplice, chiaro, alla portata di chiunque. Ma per noi cristiani è più di questo, è un principio fondamentale, che ha un nome: diaconia.

La diaconia non consiste nel fare il bene degli altri, bensì nel mettersi al loro servizio, cominciando col dedicarsi all'ascolto, per scoprire cosa potremmo fare per loro. Non si tratta di risolvere dei problemi, ma piuttosto di farsi coinvolgere da essi, per imparare cose nuove e cambiare attraverso l'esperienza. Non è lo sforzo di fare il più possibile che conta, essere efficienti al massimo, bensì l'impegno ad agire nel modo più autentico, più vero, ad essere se stessi, anzi a diventare se stessi nel servizio.

Ma le parole di Gesù che abbiamo davanti ci offrono molto di più di un principio etico. Ci offrono una visione del mondo, una visione controcorrente: “I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non dev'essere così; anzi, il più grande tra di voi sia come il più piccolo ecc.” (vv. 25-26). Dice Gesù: non imitate i grandi della terra, non fate vostra la loro visione del mondo. Smascherate invece il meccanismo del potere, che produce “benefattori” (quanti esempi intorno a noi di gente che, essendosi arricchita in modi più o meno leciti, si pulisce coscienza e immagine con la beneficenza). Non ponetevi come obiettivo di diventare grandi, potenti, ricchi, famosi; smascherate piuttosto la miseria di una vita orientata al successo. Opponetevi al potere dei potenti, esercitate il potere del servizio, scoprite la forza della debolezza. Siate testimoni del fatto che un altro modo di vivere è possibile. Lasciatevi conquistare dalla bellezza di una vita che si contrappone ai valori dominanti. Vivere la diaconia significa dunque lasciare che la pratica del servizio cambi la nostra visione del mondo.

Ma con questo non siamo ancora arrivati al nocciolo del testo: al centro delle parole di Gesù durante l'ultima cena, come le riporta l'evangelista Luca, c'è una teologia, c'è l'annuncio di un Dio che serve. Dice infatti Gesù: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (v. 27). Gesù è venuto a rivelare un Dio che si abbassa fino a vivere con il suo popolo, condividendone le gioie e i dolori, la piazza come la mensa. Un Dio che si lascia coinvolgere totalmente da questa avventura con le sue creature, al punto di dare la sua vita per loro, di arrivare a morire per loro: “Questo è il mio corpo che è dato per voi, ... questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi (vv. 19-20).

Diaconia è dunque servire il prossimo, è opporsi alla visione del mondo centrata sul predominio, ma è anche annuncio del Dio che si è abbassato al livello di servo delle proprie creature – un
annuncio da portare col proprio comportamento, e con le proprie parole che lo spiegano. Detto altrimenti, diaconia è andare alla ricerca del Dio-servitore seguendo il suo esempio e abbassandosi per servire le persone intorno a noi, cominciando da quelle più in basso - ché tra i potenti o nel successo faremmo molta più fatica a trovarlo.

Siamo nel periodo dell'Avvento. E' il periodo dell'anno nel quale ci prepariamo a celebrare il fatto che il nostro Dio si è abbassato a nascere essere umano, è venuto in mezzo a noi , in Gesù Cristo, come Colui che serve. Prepariamoci al Natale praticando l'esercizio che Gesù ci ha prescritto: “il più grande tra di voi sia come il più piccolo e chi governa come colui che serve”.

Amen.
 

Daniele Bouchard

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