Il popolo che stava nella tenebre ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada dell'ombra della morte una luce si è levata. (Isaia 9,1)

Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Matteo 4,16-17)

 

Care sorelle e cari fratelli,

Il profeta Isaia viveva a Gerusalemme, in Giudea, in un'epoca di grandi conflitti. Le sue parole profetiche sono consistite spesso in una lettura di questi conflitti dal punto di vista di Dio. Così le potenze che minacciavano il Regno di Giuda potevano essere lo strumento nelle mani di Dio per punire il suo popolo che era stato infedele, oppure potevano essere a loro volta oggetto del giudizio di Dio. Dopo aver annunciato ripetutamente il giudizio, questa volta Isaia annuncia la grazia: i popoli nemici che vivono ad est, a nord e a ovest di Giuda saranno coperti di gloria, e vedranno una grande luce .

Ottocento anni dopo, l'evangelista Matteo applica la profezia di Isaia alla venuta di Gesù: la luce annunciata dal profeta che doveva splendere in Galilea è Gesù stesso. E' per questo motivo, ci spiega Matteo, che Gesù, che si trovava in Giudea dove era stato battezzato da Giovanni, si trasferisce in Galilea.

Gesù, luce del mondo, splende dunque in Galilea e di là chiama al ravvedimento, alla conversione. Il centro viene così spostato dalla Giudea alla Galilea, dalla capitale alla periferia; al tempo stesso l'appello alla conversione invita a cambiare direzione, a capovolgere i punti di riferimento. Potremmo dire che Gesù rovescia i punti cardinali, capovolge la mappa che usiamo per orientarci. Il regno dei cieli che si avvicina cambia ogni cosa, capovolge la nostra stessa visione del mondo. Con Gesù Cristo tutto è capovolto: gli ultimi saranno i primi, i peccatori precedono i giusti nel Regno, chi vuole essere il primo sia l'ultimo.

Le nostre carte geografiche hanno per convenzione non casuale il nord in alto e l'Europa al centro. Il risultato è una posizione dominante del nostro continente rispetto agli altri, che corrisponde alla storia di dominazione europea sul mondo degli ultimi cinquecento anni. Prendere sul serio l'appello alla conversione che Gesù ci rivolge significa rovesciare la nostra cartina mentale, togliere l'Europa dal centro della nostra visione del mondo, riconoscere la ricchezza delle altre civiltà, studiare la loro storia, conoscere e cercare di comprendere il loro punto di vista sul mondo.

Non è un compito facile, perché comporta una lotta contro le potenze di questo mondo: politiche, economiche, ideologiche, tutte centrate al Nord, sull'asse Europa-Stati Uniti. E queste potenze non sono soltanto al di fuori di noi, anche noi ne siamo partecipi. L'appello alla conversione è dunque la chiamata a cambiare il nostro modo di essere e, al tempo stesso, la nostra collocazione nel mondo. La possibilità che il mondo globalizzato ci offre di incontrare persone provenienti da altri continenti può essere di grande aiuto, a condizione che siamo disposti ad ascoltare la storia dell'altro, a sforzarci di comprendere il suo punto di vista, ad ammettere di avere da imparare da culture che siamo abituati a considerare “meno sviluppate”. In poche parole si tratta di essere disposti a lasciarsi cambiare, il rappresentante di un'altra cultura che incontriamo può essere lo strumento di Dio per trasformare la nostra esistenza.

La luce di Gesù Cristo non splende dall'Europa per illuminare il mondo intero. La luce di Gesù Cristo splende il ogni luogo, illumina ogni società, getta nuova luce su ogni cultura, chiama ogni persona a convertirsi, offre a tutti e a tutte una nuova prospettiva. Questa è la possibilità che il Regno di Dio  viene ad aprire per noi: a noi di lasciarcene coinvolgere attivamente.

Amen.

 

Daniele Bouchard

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