Una donna cananea si mise a gridare: “Signore, aiutami”.
Gesù rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini”. Ma ella disse: “Dici bene Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le disse: “Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi”. 
(Matteo 15, 25-28)

 

Care sorelle e cari fratelli,

Tiro e Sidone sono due grandi città fenicie. Dalla Galilea alla Fenicia: un lungo viaggio. Gesù non sembra giungere qui con l'intenzione di fare qualche cosa di pubblico. E' in visita a qualcuno o sta semplicemente fuggendo avendo presagito che a Gerusalemme si sta complottando contro di lui? Ma un grido, strappa Gesù a quel suo nascondersi. Chi è che ha scoperto dove va nasconden- dosi? Una donna, una cananea, una pagana.

 Ma chi sta cercando in Gesù? Il famoso guaritore di cui tutti parlano in città e che può finalmente liberare sua figlia da quel male che la affligge? O quel predicatore che nella sua terra va parlando alle genti di un Regno che viene? La donna sembra sapere molte cose di Gesù. Tutto è racchiuso in quel "Abbi pietà di me Signore, figliuol di Davide". "Figlio di Davide" era come dire “Messia”, e nel vangelo di Matteo viene attribuito spesso a Gesù. La donna sa che Gesù è ebreo, che guarisce, che è Figlio di Davide, il Messia. La donna sa che lui parla di un Regno che viene, che annuncia un tempo di salvezza e sa che questa promessa è rinchiusa nella tradizione che viene da Davide, che esistono priorità per i salvati che lei forse ne sarà esclusa. Gesù e la donna: due mondi che si scontrano, due culture, due fedi che non si possono capire appieno perché fra loro grava il peso dei pregiudizi che gli ebrei avevano nei confronti degli abitanti di quelle città.

Gesù è venuto nel territorio di Tiro e Sidone subito dopo aver polemizzato con un gruppo di farisei e scribi provenienti da Gerusalemme. Li aveva accusati di annullare la parola di Dio in nome della tradizione, di onorare Dio con le labbra ma non con convinzione e di badare a che ciò che entra in bocca non li contamini, piuttosto che badare a che ciò che esce dalla loro bocca non li contamini facendo del male al prossimo. Ora, di fronte a questa donna pagana che viene a chiedergli di guarire la figlia, Gesù, senza rendersene conto, mette in atto gli stessi meccanismi che aveva rimproverato ai farisei. Pur conoscendo i molti testi dell'Antico Testamento nei quali Dio promette la futura inclusione di tutti i popoli nel suo progetto (vedi per es. Michea 4,1-5), Gesù, restando fedele alla tradizione che escludeva i popoli pagani dalla relazione con Dio, non vuole guarire la ragazza. Gesù dichiara di dover restare fedele alla propria missione, onorando così a parole Colui che l'ha mandato, e così facendo si allontana dalla volontà di Dio per tutti i popoli. Le parole di Gesù ai vv. 24 e 26, come quelle dei discepoli al v. 23, sono un'ottima applicazione del fatto che ciò che diciamo può ferire il nostro prossimo.

La donna sa da che parte sta Gesù in quel preciso momento, in quel preciso posto in terrastraniera. E Gesù lo conferma con le sue Parole: sta con la tradizione ebraica, sta con il Dio del suo popolo, sta con chi chiama cani i cananei, sta con quelli che nel Regno vengono prima. Gesù in realtà non riesce a varcare appieno quel confine. Pur sapendo da che parte sta Gesù, lei capisce che può operare anche per lei. Scavalca il confine, il limite che tiene prigioniero Gesù del proprio modo di vedere le cose. Non solo la guarigione, questa donna pagana rivendica il Regno. Perché a me no? Ecco la domanda! Ecco il grido. "Quello che annunci, Gesù, non può essere per alcuni si ed altri no!" La donna capisce il discorso di Gesù. Non oppone le sue ragioni. Non accentua lo scontro culturale. Ma estende il ragionamento. La donna usa la stessa immagine di Gesù (i cani) e si inserisce nel quadro che Gesù ha dipinto. Lei si pone nel quadro e dice . "Ecco Gesù: qualche cosa ti manca. Io ho spazio in questo quadro, anche i non ebrei vi hanno spazio". Tu non sei solo quello che dici di essere ma sei anche per noi il Figlio di Davide, il Messia, il portatore di un regno nel quale abbiamo diritto ad essere compresi.

E Gesù si lascia mettere in discussione: di fronte al ragionamento di lei, riconosce di aver sbagliato e corregge il proprio errore, accontentandola. Benché non lo dica esplicitamente, Gesù riconosce di essere stato incoerente rispetto a quanto aveva detto ai farisei e di aver applicato la parola della Scrittura in modo restrittivo. E' come se lei gli avesse aperto gli occhi. Alla fine Gesù dev'essersi reso conto che in quell'incontro Dio aveva gli parlato per mezzo di una pagana, e solo quando l'ha ascoltata ha cessato di opporre resistenza e le ha trasmesso la potenza di Dio, guarendo sua figlia.

Gesù si è lasciato convincere e chiama tutto quello che la donna ha fatto con la parola fede. La sua fede sta nel suo gridare, nel suo cercare quell'uomo nascosto, nell'affrontarlo con parole e argomenti comprensibili a lui, nel non sentirsi esclusa, nel suo amore di madre, nel suo affidarsi totalmente a Gesù anche se respinta, nel suo vedere al di là di Gesù stesso una salvezza anche per i “cani”. E Gesù l'accontenta perché ha capito che lui stesso è trasformato da quell'incontro, il suo punto di vista è cambiato. E' Dio stesso che interviene nella vita di Gesù per mezzo della Cananea. E' Dio stesso che ci interroga quando in terra straniera difendiamo la nostra posizione. E' Dio stesso che ci proietta fuori dal nostro posto per farci osservare ciò che siamo, ciò che pensiamo affinché, attraverso nuove relazioni, ne usciamo rinnovati.

Amen.

Alessandro Strambi e Daniele Bouchard 

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