Cercherete il Signore nella sua dimora, nel luogo che il Signore, il vostro Dio, avrà scelto per mettervi il suo nome.
(Deuteronomio 12,4)

 

Cari fratelli e care sorelle,

il capitolo 12 del Deuteronomio sottolinea e rafforza la separazione tra sacro e profano. Le cerimonie che vengono prescritte sono momenti speciali che si svolgono alla presenza diretta di Dio. In particolare, il testo sottolinea l'importanza del banchetto gioioso nel quale ciascuno condivide la decima parte della propria produzione agricola e i primogeniti del bestiame con tutta la comunità, con i leviti e con Dio stesso. I leviti sono la tribù separata dalle altre perché si dedichi al culto, e il loro mantenimento è un dovere per le altre tribù. Inoltre, istituendo un luogo unico per il culto, il Deuteronomio allontana ulteriormente la vita cultuale dalla vita di tutti i giorni. Quando c'erano diversi santuari sparsi per il territorio d'Israele il culto era più strettamente intrecciato con la vita di tutti i giorni; con l'accentramento del culto in un unico luogo gli israeliti saranno costretti a compiere un viaggio per celebrare i sacrifici, rendendoli un momento più speciale. L'altro lato della medaglia è che la macellazione della carne, non potendo per ovvie ragioni pratiche svolgersi esclusivamente nell'unico santuario centralizzato, viene laicizzata: d'ora in poi ciascuno potrà macellare i propri animali come e dove vorrà, con l'unico limite di fare in modo da evitare di mangiarne il sangue, simbolo della vita.

La Riforma protestante si è mossa esattamente nella direzione opposta: la mescolanza del sacro e del profano. Questo risultò particolarmente evidente nella chiusura dei conventi: da quel momento chi desiderava santificare la propria vita doveva farlo nel mondo e non più separato da esso. Altrettanto chiara è l'affermazione del sacerdozio universale dei credenti: non vi sono più persone sacre e persone laiche, ogni credente ha il diritto-dovere di occuparsi della presenza di Dio nel mondo. Nello stesso senso vanno il libero esame (la capacità di ogni credente di interpretare la Scrittura) e la desacralizzazione del culto attraverso l'estrema semplificazione della liturgia e l'eliminazione dalle chiese di quasi tutti gli arredi.

Il testo del Deuteronomio invita noi protestanti a guardare a questo aspetto della Riforma con sguardo critico. Soprattutto ci mette in guardia dal trasformare l'eliminazione del confine tra sacro e profano operata dalla Riforma in eliminazione del sacro stesso – trasformazione avvenuta in parte in seguito nel corso dell'epoca moderna. Noi credenti riformati abbiamo bisogno di luoghi, di momenti, di riti che simboleggino la presenza di Dio nella nostra vita, in quella individuale di ciascuno come in quella del mondo intero. Ed è questo che voleva la Riforma, non l'espulsione progressiva della presenza di Dio dal mondo che è invece avvenuta negli ultimi secoli.

Esempi concreti sono i luoghi e i tempi dedicati al culto. E' vero che possiamo celebrare il culto in qualunque luogo, ma avere un luogo dedicato ad esso ha un significato. Allo stesso modo, si può fare il culto qualunque giorno a qualunque ora, ma la domenica mattina resta un tempo speciale. Così, la Cena del Signore – un momento separato all'interno di quel momento separato che è il culto – anche avendo lasciato il primato alla Parola di Dio, mantiene un significato speciale.

A livello individuale, la preghiera prima di mangiare – analogamente alla proibizione di mangiare il sangue degli animali uccisi - ha anche il significato di ricordarci che stiamo per nutrirci di una creatura di Dio. Così la lettura personale della Bibbia, specialmente se avviene in momenti o luoghi fissi, ci ricorda la presenza di Dio nella nostra vita di tutti i giorni. La contribuzione mensile per la chiesa, oltre ad essere necessaria per mantenere pastori e pastore (analogamente a quanto il testo comanda per i leviti), ha il significato spirituale di affermare la presenza di Dio nelle nostre attività quotidiane: dando alla chiesa una percentuale di quello che ho guadagnato ogni volta che incasso del denaro, consacro a Dio il mio lavoro come i suoi frutti.

Gesù applicherà a sé il testo di Deuteronomio 12 (Giovanni 4,22-23): il luogo che Dio si è scelto per celebrargli il culto è Gesù Cristo stesso. Incarnandosi in Gesù Cristo, Dio ci ha offerto mille modi e mille luoghi nei quali incontrarlo, dedicargli la nostra vita, rivolgergli il nostro culto. Il nostro compito di cristiani è di riconoscere queste occasioni, esplicitarne il significato, viverli come luoghi o momenti sacri, come manifestazioni straordinarie della presenza di Dio nel mezzo della vita ordinaria. Questo, io credo, significa essere protestanti oggi.
Amen.

Daniele Bouchard 

 

 

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