Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. (2 Corinzi 5, 17-18 )

 

 

Care sorelle e cari fratelli,

la storia delle chiese cristiane è una storia di rinnovamento e di repressione, di unione e di divisione, di pace e di guerra e purtroppo di amore e di odio e questo nelle grandi vicende come nelle piccole storie quotidiane, fra le chiese e dentro le chiese. Noi come credenti dobbiamo testimoniare la volontà di riconciliazione e il primo passo in questa direzione è la confessione di peccato, l’ammissione della nostra inadeguatezza. Guardando a duemila e più anni di storia cristiana potremmo essere tentati dallo scoraggiamento e a ritenere che i muri sono brutti, ma inevitabili. Sicuramente se dovessimo basarci sulle nostre povere forze, la conclusione non potrebbe che essere questa e il nostro impegno per la pace tra noi e nel mondo ci potrebbe sembrare uno sforzo vano.

L’Apostolo Paolo, con il testo che abbiamo letto, viene in nostro soccorso perché ci annuncia la buona notizia dell’amore di Cristo che dinamicamente ci spinge là dove il nostro peccato e la nostra carne non ci farebbero mai andare: alla riconciliazione con i fratelli, all’incontro tra diversi, all’apertura di un futuro alternativo. L’Amore di Cristo è l’amore con cui Dio Padre ha generato il suo Figlio unigenito, è l’amore con cui ha eletto Israele ed è l’amore con cui in Cristo ha voluto riconciliare a sé tutte le genti. Il culmine di questo amore si è manifestato appunto nell’evento Gesù Cristo, qui Dio ha voluto sperimentare cosa vuol dire concretamente essere uomo e quindi in Gesù è nato in una mangiatoia, ha vissuto da figlio di un falegname, da predicatore itinerante in rotta con la sua famiglia e infine si è scontrato con il potere religioso e politico del suo tempo, assumendo come trono la croce e sperimentando quindi una morte drammatica. In Gesù Dio sperimenta la nostra umanità fino all’esperienza del nulla assoluto della morte e lo fa per amor nostro. Egli è andato nel luogo dove nessuno vuole andare, è disceso ad inferos, nel soggiorno dei morti. Per noi si è svuotato della sua potenza donando in questo modo la sua vita che è stata soffiata, dalla croce, su ciascuno di noi ed è grazie a questo soffio vitale, il suo Spirito, che siamo messi in grado di vivere non più per noi stessi, ma per Lui e per tutti i fratelli e le sorelle. Così Dio donando gratuitamente in Cristo la sua vita eterna ha sconfitto la morte, entrata nel mondo con il peccato, e ha debellato il male che ci rovina la vita, aprendo il tempo della resurrezione, cioè della nuova realtà con cui staremo al cospetto di Dio.

Questo è l’evento che cambia la storia, ogni storia e a partire da esso dobbiamo considerare ogni nostra relazione, abbandonando i criteri di questo mondo, anche i più ragionevoli e apparentemente sensati: di fronte al mio fratello e alla mia sorella cristiana di altra confessione, con la sua storia e la sua vicenda umana, come di fronte a qualsiasi altra persona proveniente da tradizioni, mentalità totalmente altre rispetto alla mia, devo pensare che Cristo è morto per tutti e quindi anche per lei e per lui. Sono quindi costretto, spinto dal suo amore ad abbracciarlo e ad amarlo. In Cristo così, non vediamo solo la sua meravigliosa umanità e le sue splendide idee, ma l’azione verticale di Dio che fa di noi una nuova creatura non più legata alle cose vecchie, ad un passato pesante, ma alla novità di Dio, al futuro che Egli ci ha aperto una volta per tutte.

Dio, in Cristo, ci ha donato la riconciliazione con Lui, ciò che non riuscivamo a fare a causa della nostra incurvatura su noi stessi, ora l’abbiamo per grazia, gratuitamente. Da qui nasce la nostra missione di riconciliazione, prima di tutto fra di noi, per essere poi credibili nel nostro impegno di pace e di giustizia per le strade del mondo. Noi cristiani siamo impegnati per abbattere tutti i muri che dividono gli esseri umani in tutte le parti del pianeta e dobbiamo contestare, senza timidezze, chi questi muri li teorizza e li edifica. Se di questa volontà divina siamo ambasciatori, non possiamo ovviamente tollerare o giustificare i muri tra di noi. Nella fede siamo sicuri che questo abbattimento è già in corso, perché Dio lo sta già operando e speriamo gioiosamente in un futuro in cui la diversità tra di noi non sia di ostacolo all’unità. Amen.

Enrico Del Bianco

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