Avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o mediante la predicazione della fede? (Galati 3,2)

 

Care sorelle e cari fratelli,

il profondo cambiamento esistenziale che nasce dall'incontro con Gesù Cristo crocifisso è descritto dall'apostolo Paolo come l'azione trasformatrice che lo spirito di Dio opera in noi. Si tratta di una trasformazione meravigliosa, così straordinaria da poter essere definita miracolosa. Una trasformazione che non avviene una volta per tutte ma che accompagna la vita del e della credente per tutta la sua vita. Come ogni cambiamento profondo, anche quello operato in noi dallo Spirito può avere degli aspetti dolorosi, per le parti di noi che nella trasformazione si perdono, assieme ad aspetti liberatori e gioiosi.

Il problema dei cristiani della Galazia era che accettavano di ridurre la ricchezza della vita cristiana al rispetto di una serie di regole, quelle osservate dagli ebrei. La tentazione è forte in ogni epoca, perché le trasformazioni inquietano, mentre le regole rassicurano, ma si tratta, nientemeno, la tentazione di imprigionare lo Spirito, di irregimentare la libertà di Dio nel suo agire in noi che, ammettiamolo, ci mette a disagio.

Nella Bibbia, e anche nella stessa Lettera ai Galati, ci sono numerose indicazioni di comportamento, ma il loro scopo è di mostrare la concretezza del cambiamento operato in noi dallo Spirito, non di stabilire in modo rigido, codificato, come debba comportarsi un credente. Più avanti, nella stessa lettera (5,1625), Paolo dà alcune di queste indicazioni, che riprenderò brevemente. In primo luogo, l'azione dello Spirito nella vita dei credenti si riconosce dal progresso nel superamento di certi modelli di comportamento. Innanzitutto la credente abbandona l'idolatria, cioè il trattare come dèi persone, idee, pratiche, progetti o stili di vita, cercando in essi la salvezza, il senso della vita stessa. La maggior parte delle altre indicazioni dell'apostolo si riferiscono alle relazioni con i nostri simili, nelle quali lo Spirito ci porta a superare ogni pratica della sessualità che tratta il partner come un oggetto, invece che come una persona, o che consiste nell'esercizio di un potere di una persona sull'altra. Parimenti, le relazioni cessano ma mano di essere centrate sulla contrapposizione tra un io e un tu, o tra un noi e un voi, per ricercare solidarietà e comunione.

Infine, lo Spirito ci libera dalla tentazione di rinunciare alla lucidità, che questo avvenga attraverso l'uso di sostanze chimiche, di schermi telematici o di qualunque altra tecnica, per permetterci di essere sempre più consapevoli di noi stessi e del mondo in cui siamo chiamati ad agire. In secondo luogo, l'azione di Dio in noi per mezzo del suo spirito rafforza una serie di atteggiamenti. L'apostolo cita a questo proposito: l'amore (in tutte le sue varianti), la gioia (non nel senso di essere spensierati o privi di esperienze dolorose, ma capaci di provare gioia, anche intensa), la pace (intesa come shalom, cioè benessere, integrità, armonia), la pazienza (cioè la capacità di tenere duro nelle difficoltà, di resistere), un atteggiamento positivo, favorevole alle altre persone, disponibile e, infine, la capacità di essere fedeli in ogni tipo di relazioni col nostro prossimo.

Questi esempi citati da Paolo ci aiutano a farci un'idea della direzione nella quale procede il cambiamento che lo spirito di Dio opera in noi. Dunque, “camminiamo guidati dallo Spirito”, con passione e con costanza! (5,25)

Amen.

Daniele Bouchard

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