Vanità delle vanità, dice l’Ecclesiaste,
Vanità delle vanità, tutto è vanità.
Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica
che sostiene sotto il sole?


Ecclesiaste 1, 2 – 3

 

 

Care sorelle, cari fratelli,

allo studio biblico abbiamo iniziato a leggere il libro dell’Ecclesiaste, e abbiamo scoperto in questa lettura uno strano piacere: l’Ecclesiaste, nel suo pessimismo totalmente disilluso, dice cose che nel segreto abbiamo pensato, ma essendo bravi cristiani non avremmo mai detto ad alta voce; già quando questi pensieri ci sfioravano ci sentivamo colpevoli, ingrati nei confronti del Buon Dio: dire certe cose si sarebbe sembrato commettere un peccato grave. Ed ecco, in mezzo alla Bibbia, l’Ecclesiaste che dà libero sfogo ai suoi dubbi profondi.

Quello che colpisce, è la strana attualità dei testi.

 Ogni tanto qualcuno allo studio biblico dice con stupore: “Sembra parlare dei nostri tempi!” Ma in che senso il pensiero dell’Ecclesiaste è attuale? L’attualità dei discorsi dell’Ecclesiaste sta nel fatto che l’autore si scontra con la stessa difficoltà che abbiamo noi oggi, la difficoltà di capire la complessità del mondo: il disorientamento che nasce dal fatto che il mio piccolo mondo personale, fatto di progetti, di ambizioni, di preoccupazioni, sembra totalmente scollegato dal mondo globalizzato; che la mia piccola storia personale, a cui ho cercato di dare un senso e una direzione, si scontra con la grande storia, con dinamiche che non tengono minimamente conto di me, persona, individuo; che quello che per me era la verità, il fondamento e il criterio della mia vita, non funziona più, non aiuta più a capire quello che succede, a decidere la direzione della mia vita.

L’Ecclesiaste parla in un periodo storico in cui Israele era una piccola, trascurabile parte del grande Impero dei Tolomei. La situazione politica, economica, culturale non dipendeva minimamente da quello che succedeva a Gerusalemme, ma tutto veniva deciso altrove, nelle capitali dell’Impero. In questa situazione aveva ancora senso affidarsi alle vecchie certezze? Osserva i comandamenti e il Signore ti benedice e ti protegge, benedice e protegge il suo popolo. Posso essere perfetto nella mia ubbidienza ai comandamenti e il Signore può benedire quanto vuole, se poi l’Impero succhia via ogni benessere dal paese, tutto diventa inutile. Da che cosa ci potrebbe proteggere il Signore, se siamo già nelle mani del nemico? Il parallelo con la nostra situazione attuale è lampante.

Il pensiero dell’Ecclesiaste sembra finire in un vicolo cieco. Tutto è vanità, e quindi l’unico consiglio che riesce a dare all’essere umano di fronte alla totale mancanza di senso della sua esistenza, è “carpe diem”, vivi l’attimo, sentiti vivo mentre ci sei e non complicarti la vita cercando di capire o cercando di cambiare le cose.

Ma a mio avviso è per una delle opere insondabili dello Spirito Santo che l’Ecclesiaste è rimasto nella Scrittura ebraica. Il testo non è semplicemente pessimista, ma si sente la polemica, la lotta con la teologia tradizionale della fede ebraica, il dolore per la perdita delle vecchie certezze. L’amarezza dell’Ecclesiaste nasce dal fatto che nella realtà del mondo non riesce più a sentire la vicinanza di Dio, che la tradizione descrive come il Dio d’Israele, legato a un popolo, legato a un luogo. Ma l’allontanamento di Dio che fa dubitare e soffrire l’Ecclesiaste crea lo spazio per l’ingrandimento della fede. Allo studio biblico, alla fine della lettura del testo, dovremo chiederci, se il giudizio dell’Ecclesiaste “nulla di nuovo sotto il sole” è ancora valido, o se il Nuovo che Dio ha creato in Gesù Cristo non è l’uscita dal vicolo cieco. Da un vicolo cieco si esce normalmente soltanto, tornando indietro. Gesù Cristo è la proposta di tornare indietro dalla radicalità del dubbio, tornare indietro a una nuova ubbidienza alla legge, non più la legge di Mosè, ma la legge di Cristo, per cui Dio benedice e protegge chi fa la sua volontà, o Gesù Cristo è la demolizione del muro del peccato a opera di Dio che trasforma il vicolo cieco dell’Ecclesiaste nella via della fede, nella via verso un Dio che non sta al di qua del dubbio, ma al di là?

 

Klaus Langeneck