Dicembre 2023  

 

«Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"».
 (Marco 1,2-3)


Care sorelle e cari fratelli,

l’incipit del Vangelo di Marco ci ricorda che stiamo attraversando il deserto, lì avviene l’attesa ed è nel deserto che ci raggiunge la buona notizia di Gesù Cristo.

L’immagine del deserto rimanda al cammino spesso faticoso e doloroso che ci attende nella nostra vita. Deserto può significare, prima di tutto, solitudine personale e collettiva, ma può anche diventare lo spazio in cui Dio ci viene incontro. Di fronte a Lui scopriremo di essere nella condizione di Israele: liberato e messo di fronte a se stesso in un ambiente dove le sicurezze sono svanite, anche quelle della schiavitù.

Nel deserto siamo invitati al ravvedimento e a comunicare al mondo lo stesso severo annuncio che ci è arrivato dal Battista, con l’invito ad analizzare la propria vita senza disinganni, alla luce delle categorie del peccato e del perdono. Questa conversione non può essere frutto di un atto di buona volontà, Essa può venire soltanto dalla libera iniziativa di Dio attraverso i canali che Egli sceglie, tra questi c’è anche la predicazione delle chiese.

Le chiese devono annunciare l’Evangelo e invitare a un cambiamento di vita, ma con chiarezza devono dire che “dopo di loro c’è sempre qualcuno che è più forte di loro”: Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente che battezzerà con lo Spirito Santo. Le chiese non sono il Signore, la loro funzione è quella di indicare l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo, non di porsi davanti a lui per prendersi una gloria che non si meritano. Esse devono aprire le braccia agli affaticati di cuore, ai poveri di vario tipo, pregando di essere capaci di annunciare il Dio di Gesù Cristo e non se stesse. Questo vale anche per la nostra Chiesa Valdese. Il suo annuncio, poi, sarà credibile se essa sarà effettivamente una comunità di persone trasformate dall’amore di Dio. La responsabilità che abbiamo come credenti è enorme e quando le nostre forze sono tutte concentrate nello sforzo di conservare noi stessi, il nostro vissuto, le nostre tradizioni, invece di lasciare lavorare lo Spirito, rischiamo di diventare il principale ostacolo all’accoglienza della Parola.

Ascoltiamo dunque il severo monito di Giovanni il Battista e rilanciamolo al mondo, senza alcuna indulgenza soprattutto verso noi stessi, certi però che il tempo dell’attesa e del ravvedimento lascerà il posto alla gioia del Natale. Con Gesù il peccato è perdonato, cancellato, il male vinto definitivamente. Il ricordo della prima venuta di Gesù ci spronerà a dire con convinzione: “vieni Signore Gesù”, in vista del suo ritorno definitivo. Amen.

 Enrico Del Bianco

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