Fino al 1848, in Italia la Chiesa Valdese era rimasta confinata nel “ghetto” delle Valli Valdesi, sulle Alpi Cozie. Con la pubblicazione da parte del re Carlo Alberto delle “lettere patenti” del 17 febbraio 1848, ai valdesi vengono concessi gli stessi diritti civili dei cittadini cattolici del regno di Piemonte e Sardegna. Da allora la Chiesa Valdese si diffonde in Italia seguendo l'espansione del regno di Piemonte e Sardegna e, dal 1861, del regno d'Italia.
Nella seconda metà del XIX secolo, la Chiesa Valdese dedica molte energie all'evangelizzazione dell'Italia. Il Sinodo del 1860 affida questa attività ad un Comitato di Evangelizzazione, con sede a Firenze, che opera fino al 1915. In questo periodo la Tavola Valdese si occupa in maniera diretta solo delle chiese delle Valli, mentre il Comitato di Evangelizzazione si occupa di tutte le altre.
La grande maggioranza delle attuali chiese valdesi italiane nasce durante i 55 anni di attività del Comitato di Evangelizzazione. Alcuni colportori, venditori ambulanti che, insieme ad altre mercanzie,  diffondono Bibbie ed altre pubblicazioni, contribuiscono alla diffusione di idee evangeliche in nuove zone. Per il resto, il Comitato cerca di impegnarsi soprattutto in quelle località (dette “stazioni”) dove per qualche motivo esistono gruppi di evangelici: valdesi emigrati dalle Valli per andare a lavorare come operai o come domestiche (caso frequente in Piemonte e Liguria), stranieri residenti in città italiane, credenti che non si riconoscono più nella Chiesa Cattolica del tempo, sempre più trincerata a difesa delle forze più reazionarie. Nella prima metà del secolo, tanti italiani che, nel periodo napoleonico, avevano fatto propri gli ideali di giustizia, libertà di pensiero, uguaglianza sociale, dignità dei cittadini, istruzione per tutti, non riescono ad accettare la svolta reazionaria della Restaurazione, seguita alla caduta di Napoleone. Molti reagiscono con lo scetticismo o l'indifferenza in ambito religioso. Altri percepiscono il fascino della proposta evangelica, al punto di sentirla come un elemento essenziale per il rinnovamento dell'Italia, da loro auspicato. Una buona parte di queste persone appartiene alla borghesia colta, ma non mancano contadini, artigiani ed operai e nemmeno alcuni membri di famiglie aristocratiche. Uno di questi è il conte Piero Guicciardini (1808-1886), fiorentino, che sarà uno dei principali ispiratori delle Chiese Libere e delle Assemblee dei Fratelli.

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