Così lasciarono andare Rebecca, loro sorella,
e la sua nutrice con il servo d’Abramo e la sua gente.
Benedissero Rebecca e le dissero:
“Sorella nostra,possa tu divenire migliaia di miriadi
e possa la tua discendenza impadronirsi delle città dei suoi nemici.”

(Genesi 24, 59s)

 

Care sorelle, cari fratelli,

la benedizione la riceve chi parte. La creatura che esce dal pensiero di Dio per incamminarsi nella sua vita nel tempo e nello spazio; il pellegrino che dal Tempio di Gerusalemme ritorna al suo paese; il credente che uscendo dal culto domenicale affronta nuovamente i paesaggi della sua vita di ogni giorno. Nel testo citato è Rebecca, che riceve la benedizione al momento in cui lascia la casa di suo padre per diventare la moglie di Isacco, l’uomo che vive in un paese lontano.

Forse qualcuno trova strana l’ultima parte della benedizione che riceve Rebecca, che parla dell’impadronirsi delle città dei nemici. Noi non useremmo mai una formulazione del genere in una benedizione, ci sembrerebbe un linguaggio troppo aggressivo. Preferiremmo dire: “possa la tua discendenza essere benedizione per tutte le persone che incontreranno, per tutte le città in cui abiteranno.” Ma il Dio che sta dietro la benedizione di Rebecca non è il Dio cristiano che è amore per tutti, e nient’altro che amore, ma un Dio che per amore è di parte.

La benedizione che Rebecca riceve esprime due cose essenziali. Dice: tu rimani la nostra sorella amata anche nella lontananza, separata da noi nello spazio, e segno di questo è la benedizione che invochiamo su di te e ti accompagna. Noi ti auguriamo ogni bene, il bene supremo, un futuro che vada oltre la tua vita, oltre la tua storia personale, che sia il tuo posto nel futuro di Dio, che per il Dio della Genesi non è il Regno di Dio, ma il suo popolo a cui egli stesso aiuta a trovare il suo posto, la sua affermazione nella vita sulla terra, tra i popoli. La benedizione non si ferma su Rebecca, ma attraversa la sua vita e raggiunge la sua discendenza. Una donna non può partorire migliaia di miriadi di figli, e di Rebecca sappiamo che soltanto con difficoltà è riuscita a vincere la sterilità per dare a Isacco i gemelli Esau e Giacobbe. Prima che una madre diventi migliaia di miriadi, devono passare molte generazioni, come sono passate molte generazioni prima che i discendenti di Rebecca diventassero il popolo d’Israele, usciti numerosi dalla schiavitù in Egitto, prima che conquistassero e abitassero la terra e le città dei Cananei.

Ma chi parte? Chi resta? Rebecca parte, mentre suo padre e i suoi fratelli restano? Il pastore parte per Torre Pellice, mentre voi restate a Pisa? Non siamo noi tutti in fondo sempre in partenza, e fosse anche soltanto per un nuovo giorno della nostra vita? Non è questa proprio la condizione della creatura, l’essere sempre in partenza, in cammino? Non è per questo che la creatura aveva bisogno di essere accompagnata dalla benedizione del suo Creatore sin dal principio, affinché lo spazio ed il tempo, verso il quale stava partendo, diventassero un futuro promettente e non un vagare inutile? Nessuno resta, tranne uno, Dio, e poiché resta, può essere la fonte di benedizione, la fonte di senso e di direzione, la fonte di un futuro strutturato. La benedizione approva la nostra partenza, la benedizione ci accompagna lontano, la benedizione ci dice che anche nella lontananza dello spazio e del tempo rimaniamo le creature amate del nostro Dio. Così il Signore benedica tutti noi.


Klaus Langeneck 

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